Cresce la spesa ICT degli studi professionali
Per fare il salto di qualità e restare sempre al passo con le novità tecnologiche, gli studi professionali hanno scelto di investire nel settore ICT. Resta, però, ancora scarso il livello della cultura digitale e della presenza sul web e sui social network: sono questi i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.
Anche grazie alla nuova normativa, professionisti, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro hanno dovuto far fronte alle novità in fatto di fatturazione elettronica, firma digitale e sistemi di archiviazione documenti. A fronte, però, di un incremento del 7,9% rispetto al 2017 nella spesa ICT, risulta una bassa presenza su Internet e sui social media.
Ecco i dati sull’entità delle spese in digitalizzazione: l’1% non ha investito nulla, l’8% ha speso meno di mille euro nel 2018 (contro il 22% dello scorso anno), l’11% ha speso fra i mille e i 3mila euro (dal 30% precedente), mentre c’è un raddoppio al 75% (dal precedente 36%) di coloro che hanno speso fra i 3mila e i 10mila euro.
Le tecnologie più utilizzate sono la firma elettronica e la fatturazione elettronica, mentre restano bassi i livelli di adozione di tecnologie collaborative, sia verso i clienti che per i rapporti interni, e di cultura dell’innovazione degli stessi professionisti.
L’impatto delle nuove tecnologie sulla redditività degli studi dà ragione a coloro che investono: nel dettaglio, la presenza di tecnologie a basso livello di innovazione fa crescere lo studio nel 57% del campione intervistato (fino al 10% nel 43% dei casi e oltre il 10% per il 14% dei professionisti). Percentuale che sale al 60% se sono presenti strumenti a media innovatività (di cui il 21% cresce di oltre il 10%) e al 69% se lo studio usa tecnologie ad alto tasso di innovazione (fra cui ben il 53% cresce più del 10%).